I sette Tibetani

Performance della compagnia Cuori rivelati di Catania .

Un frammento performativo lontanamente ispirato alle antiche pratiche della meditazione tibetana e teatralmente rivisitato. Ciascun maestro, eseguirà uno dei sette riti o vortici energetici. Una esecuzione affidata a questi nostri performer con disabilità, i soli in grado di mostrarci un orizzonte, un’alba, una meraviglia da inseguire. Cosa possono insegnarci loro che praticano l’impossibilità, l’abisso e l’isolamento?

A loro, esseri totali, a cui sfuggono le normali possibilità di conoscenza, a loro che nel “sociale” sono gli enigmatici, i diversi, gli esclusi, gli isolati, noi ci affidiamo.

Cuori Rivelati è una compagnia costituita da attori, danzatori e performer diversamente abili, guidati dalla regia di Elena Rosa e dai performer Benedetto Caldarella e Sara Firrarello e il supporto sceno-tecnico di Aldo Cappadona.

Dal 2013 il laboratorio teatrale, attivo da Spazio Oscena a Catania, ha prodotto: I Negri, da Genet; Una Crudele Invenzione, da Ballard, Pasolini; Family Machine, da H.Muller; I Negri, la scarnazione, da Genet; Creature, dalle Metamorfosi di Ovidio; Noi Narcisi e Mie Ali.

Dal 2018 il percorso teatrale si arricchisce dei laboratori di Canto con Simona Di Gregorio e di Ari Visive con Valeria Cariglia.

Il nostro teatro vuole scardinare e interrogare, nella consapevolezza dei confini e della marginalità dell’ambito, ciò che comunemente viene definito “teatro della diversità”. Per noi, questo, significa non definirsi in una forma chiusa, e riportare alla normalità del teatro le persone che stanno sulla scena: gli attori. Una sottrazione di ruolo, una sottrazione a quel che apparentemente è.

Attori-non attori, di fatto capaci di smantellare e ricostruire nuove realtà, facendosi scritture reali, rivelando ciò che dell’apparizione scenica è visione, mistero.

Venerdì 27 dicembre 2019 h. 21.00  – Teatro Coppola via del Vecchio Bastione, 9

 

Un fiore nascosto di struggente bellezza. Omaggio a Frida Khalo

Proiezione della Performance della compagnia I Satelliti di Pavia.

Questa performance è un viaggio nei colori, nelle passioni, nella musica e nelle incredibili parole di una donna straordinaria, artista e rivoluzionaria, che ha saputo raccontare e coniugare come nessun’altro verità e bellezza in un dialogo inscindibile. Il grave incidente che ha segnato e condizionato tutta la sua vita è diventato simbolo del limite (fisico,  anzitutto) non come impedimento alla vita, ma come sfida, provocazione, possibilità di trasformare il dolore in arte, poesia, immagine. Un canto appassionato alla vita. Abbiamo fatto nostre le sue parole, la sua ironia, abbiamo incontrato il disegno e l’autoritratto, abbiamo creato gli oggetti simbolo del suo mondo e della sua arte, cercando la bellezza nell’unicità e verità dei nostri corpi, proprio come lei ha fatto per tutta la vita. Come in un caleidoscopio, se guarderete e ascolterete bene, ci ritroverete tutti… come quando, all’improvviso, “un tuono o temporale devastante illumina un fiore nascosto, di struggente bellezza”.

Conduzione laboratorio e regia: Lina Fortunato

Progetto video-fotografico: Simone Piovan

Scenografie: Laboratorio di arti visive Samarkanda, a cura di Marina Milazzo e Francesca Colavelli

I Satelliti sono la compagnia di Teatro Sociale di Anffas Onlus Pavia, composta da utenti dei vari servizi Anffas, educatori e volontari. Il laboratorio è uno spazio aperto e in crescita continua, un luogo di legami intensi, di creatività e di accoglienza. La Compagnia ha messo in scena i seguenti spettacoli: Viaggio per le città invisibili (2011), John era uno di noi (2012); Vogliamo le rose (2013); Corpo (2014); Storie che disegnano cicogne (2015); Elogio della leggerezza (2016). Con la performance Corpo Reloaded (2017) i Satelliti sono stati selezionati per la prima Biennale di Teatro Sociale a Catania alla quale hanno partecipato nel 2017.

Venerdì 27 dicembre 2019 h. 22.00 – Teatro Coppola via del Vecchio Bastione, 9

 

Io, Tu, Noi…si può

Performance della compagnia Eubios di Catania.

Io sono. Sono il mio corpo, il mio sguardo, il mio spazio.

Sono il mio ritmo che mi dà continuità di vita.

Come mi sento? Come ti senti?

Incontri, sguardi, legami, dialoghi.

Essere insieme per danzare i colori dell’Universo.

E cantare, cantare in coro, per essere più forti… per essere amici.

Questa è la nostra performance, inedita. Il nostro nome è Eubios, siamo la compagnia aperta di danza dell’a.s.d. MusicArtEmozioni Maria Fux di Catania. Siamo insegnanti, alunni, nonne, mamme, medici, animatori, impiegati, musicisti, e danzaterapeute. Siamo artisti, perché la danzacreativa metodo Fux è la danza per tutti, al di là della tecnica e delle possibilità del corpo e perché, come dice Maria Fux, la danza non può esistere isolata dalla società in cui viviamo, né dai problemi quotidiani dell’uomo e non deve essere privilegio di coloro che si definiscono dotati, bensì deve essere patrimonio dell’educazione comune, come materia di grande valore estetico e formativo. La performance nasce da quanto abbiamo vissuto danzando durante i nostri incontri. In ognuno di essi, il conduttore ci ha accompagnati dentro lo specifico tema scelto, attraverso la musica proposta, le proprie parole ed il proprio movimento, divenendo un ponte verso di noi. Con la gradualità caratteristica del metodo Fux, ci ha portato ad incontrare noi stessi in modo nuovo attraverso il sentirsi nel movimento ed il piacere che ne consegue, ad ampliare la nostra consapevolezza e possibilità espressiva. A risvegliare i nostri corpi e ad abitarli, nel movimento autentico di ognuno di noi. Ci siamo così incontrati in modo più umano. L’altro, pur diverso, è divenuto specchio di noi stessi, e siamo diventati gruppo, in cui l’individualità è rispettata e rispetta. Abbiamo incontrato e conosciuto lo spazio, individuale e condiviso, trasformandolo da spazio visto in spazio sentito ed abitato. Il linguaggio immaginativo e poetico del metodo e l’utilizzo di materiali quali stoffe, elastici, giornali, e molti altri, ci hanno invitati a percepire il quotidiano con occhi nuovi. È stato un cammino di scoperta.

La nostra compagnia di danza è aperta perché si ri-forma ogni volta che il gruppo si apre alla comunità presentando delle performance e al nucleo delle danzaterapeute di MusicArtEmozione Maria Fux si affiancano tutti coloro che partecipano agli incontri ed hanno voglia di esserci.

Siamo il team di danzaterapeuti dell’a.s.d. MusicArtEmozioni Maria Fux di Catania. Danziamo dal 2008, anno in cui Alessandra Messina, allieva di Maria Fux, fonda l’associazione come Centro di Ricerca Musicoterapica ed Artistica per il desiderio di avere a Catania uno spazio libero d’incontro per l’arte, la musica, la danza, la creatività. Dal 2009 proseguiamo il percorso iniziato da Valentina La Ferlita, che aveva portato a Catania la danzaterapia secondo il metodo Maria Fux, e proponiamo incontri settimanali di danza metodo Fux rivolti a gruppi integrati di persone di ogni età, con e senza disabilità. Dallo stesso anno siamo sede di una scuola di formazione, oggi ufficialmente riconosciuta dalla stessa Maria Fux. Organizziamo, in collaborazione con specialisti del settore di fama nazionale e internazionale, stage e seminari mensili per danzaterapeuti, musicoterapeuti, allievi in formazione e per chiunque desideri approfondire la conoscenza di sé attraverso il movimento. Dal 2012 danziamo la gravidanza ed il parto in percorsi di accompagnamento alle mamme in attesa.

Partecipiamo periodicamente a spettacoli di solidarietà sociale e animazione culturale nella nostra città.

Danziamo ciò che ascoltiamo e ciò che sentiamo. Ci muove la musica, il colore, la forma, il tempo, la realtà in cui viviamo. Nella danza incontriamo noi stessi e incontriamo l’altro nella verità del linguaggio del corpo e delle emozioni. Danziamo non per essere ammirati ma per essere noi stessi.

Sabato 28 dicembre 2019 h. 21.00 – Teatro Coppola via del Vecchio Bastione, 9

 

Essere sbagliate. Dismisura e sottrazione

Performance a cura di Officina SocialMeccanica – Catania.

Retaggi culturali, educativi, sociali pongono la donna all’interno della relazione con il maschile (padri, figli, fratelli, colleghi, amici, amanti) in una condizione di eterno bivio tra l’essere poco e l’essere troppo, l’essere al di sopra – desiderata, ambita, adorata – o l’essere al di sotto – incapace, lacrimevole, fragile.

La performance è il risultato di un lavoro di ricerca intorno a quelle micro-situazioni in cui noi donne in scena non siamo riuscite, o se ci siamo riuscite è stato con difficoltà o mettendo in atto un erculeo sforzo, ad essere pienamente noi, senza sentirci sbagliate. L’obiettivo non è dunque analizzare l’errore, bensì rivendicarne l’importanza, denudarlo per lasciar vedere l’interezza di ciò che altri vorrebbero parziale, la verità di ciò che credono finto, l’esattezza di ciò che ritengono banalmente sbagliato.

Io sono sempre stata come sono

anche quando non ero come sono

e non saprà nessuno come sono

perché non sono solo come sono.

Patrizia Valduga

Officina SocialMeccanica opera per creare, attraverso la metodologia del Teatro Sociale, azioni socio-culturali che sostengano la costruzione di relazioni umane e la valorizzazione delle risorse creative di individui, gruppi e comunità, (con le istituzioni e le realtà territoriali di piccola scala, come scuole, ospedali, carceri, quartieri), che in tal modo siano facilitati nell’incontrare i loro bisogni, e nel migliorare e superare situazioni di malessere. L’associazione è composta da tre operatrici di Teatro Sociale: Mariagiovanna Italia, Luisa Sannella e Maria Chiara Salemi, le quali provengono da formazione di base diversa, ovvero letteratura, sociologia e scenografia, un insieme di conoscenze e attitudini che riversano nel comune operare con il Teatro Sociale, ‘arsenale’ di metodologie e tecniche teatrali su cui si sono formate attraverso corsi di alta formazione in Teatro Sociale e Teatro dell’Oppresso, seminari e workshop formativi di regia teatrale, lavoro sull’attore, lavoro sul corpo e sulla voce, drammaturgia di comunità, gestione dei gruppi e ricerca-intervento in ambito psico-sociale. L’obiettivo dell’associazione è sviluppare la qualità delle azioni e delle relazioni sociali per mezzo della teatralità e di strumenti creativi ed est-etici.
A tal fine, Officina Socialmeccanica si occupa di progettazione, conduzione, creazione performativa e valutazione di interventi di Teatro Sociale, in Italia e anche all’estero, in situazioni problematiche o come prevenzione del disagio. Realizza laboratori, performance, azioni teatrali partecipate, animazioni, eventi rituali e festivi che abbiano l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini o fasce specifiche di popolazione ai temi sociali, educativi e politici. Organizza e gestisce corsi di formazione relativamente alla metodologia del Teatro Sociale, ai suoi strumenti tecnici, e alle aree culturali connesse. Lavora con diversi gruppi e in diversi contesti, come associazioni, circoli politici, centri di aggregazione, scuole, carceri, e quartieri, e su varie tematiche, come la maternità e la genitorialità, l’adultità, il disagio giovanile e la dispersione scolastica, l’inclusione sociale e interculturale, la diversa abilità, la cittadinanza attiva e l’educazione alla legalità democratica, l’identità e le relazioni di genere, la rigenerazione urbana.

Sabato 28 dicembre 2019 h. 22.00 – Teatro Coppola via del Vecchio Bastione, 9

Tracce di noi

Performance dell’associazione Donne di fuora di Catania.

Tracce di noi è un progetto teatrale rivolto a ragazzi e ragazze che hanno il desiderio di mettersi in gioco attraverso il rito laico del Teatro. L’omonimo spettacolo nasce dopo un anno di lavoro dove i testi e le azioni sono stati frutto ed espressione unica del mondo interiore delle giovani attrici. Il tema della Fragilità, intesa come la possibilità di ascolto verso la nostra più struggente umanità, ci ha accompagnate in un percorso fatto di “Porte”. Ogni porta è stata l’occasione di apertura verso parti di noi. Le attrici in scena hanno socchiuso la propria porta: spiragli di luce o immensi panorami ci accolgono rivelando quattro mondi fatti di desideri, incubi, segreti, delusioni d’amore, consapevolezza.

Impariamo a sentire, leggere l’altro nello sguardo, nel corpo, nel volto e nell’anima. Tutti abbiamo un nome e una storia.

Il teatro dà voce a ciò che di più autentico ci abita.

Donne di fuora è una associazione culturale che pone al centro la persona e la sua natura attraverso il Teatro, le Artiterapie, la Danza e la crescita personale.

Progetto a cura di Lidia Papotto e Federico Polacci.

Lidia dice di sé: i miei studi passati e presenti si concentrano sul teatro di ricerca, le artiterapie, l’educazione alternativa; Mi laureo a Pisa col massimo dei voti al corso di laurea specialistica in Cinema Teatro Produzione Multimediale. Il mio approccio alla teatralità è di natura sociale, politica e civile. Ho studiato teatro danza, teatro-terapia, teatro dell’oppresso, gestione dei conflitti etnici e di natura psichiatrica, teatro sociale e di comunità, musicoterapia benenzoniana.

Nelle Marche e presso la Città del teatro di Cascina (Pisa) ho studiato teatro educazione e ho proseguito percorsi di pedagogia teatrale riconosciuti dal MIUR. Da anni conduco gruppi di teatro per ogni fascia d’età con un’attenzione speciale verso il periodo adolescenziale.

Federico dice di sé: mi sono laureato in Cinema, musica e produzione multimediale presso l’Università di Pisa, con un master come “Operatore dello spettacolo con competenze in campo multimediale”. Negli ultimi quindici anni ho collaborato con il Teatro Santandrea di Pisa nella gestione di rassegne teatrali e corsi di teatro per i ragazzi e con la compagnia “I Sacchi di Sabbia”, vincitrice del premio Ubu speciale nel 2008 ed il premio nazionale della critica nel 2011, come attore e operatore teatrale.

Domenica 29 dicembre 2019 h. 21.30 – Teatro Coppola via del Vecchio Bastione, 9

In stato di grazia

Proiezione della performance della compagnia Oltremura di Palermo.

Una performance ispirata al romanzo di Dacia Maraini, volti, corpi, storie e stralci di poesia si fondono in un’unica voce che in silenzio precipita buia, senza quiete, verso un matrimonio che si deve celebrare. Marianna, madre che piange la morte del figlio, moglie che cerca la via di fuga dalla costrizione, rincorre il tentativo di andare oltre se stessa, di sentirsi altrove, per poi trovarsi nuovamente immutata, dissimile, replicabile, come carta ricalcabile. Le performer in scena non recitano, ma incarnano le qualità di Marianna fino a rimandare al pubblico l’interrogativo di una soluzione. Difficile dire dove finisce la vita di Marianna e comincia l’autobiografia delle attrici di quest’opera che è al tempo stesso momento di verità e riflessione sulla loro condizione.

Io appartengo all’essere, all’essere e non lo so dire

Mariangela Gualtieri

Oltremura  ideato e promosso a partire dal 2015 dall’associazione Mosaico è un progetto teatrale e fotografico rivolto alle detenute del penitenziario Antonio LoRusso Pagliarelli di Palermo, che ne formano l’omonima compagnia teatrale. Il percorso, gestito da professionisti del settore, parte dall’idea di un teatro d’arte al servizio della persona e della comunità, con l’obiettivo di rendere il carcere luogo di cultura e produzione teatrale.

Regia: Claudia Calcagnile

Assistente alla regia: Francesco Paolo Catalano

Musiche: Gaia Quirini

Costumi: Concetta Chillemi e Patty Owens

Domenica 29 dicembre 2019 h. 22.30 – Teatro Coppola via del Vecchio Bastione, 9

Quota di partecipazione popolare di 7 euro a serata.

Promozioni: 2 serate 12 euro; 3 serate 15 euro